mercoledì 3 gennaio 2018

E se Ahed Tamimi fosse vostra figlia?, di Gideon Levy

Come mai gli israeliani sono totalmente indifferenti alla difficile condizione della ragazza bionda dietro le sbarre che potrebbe facilmente essere la loro bambina?

di Gideon Levy
31 Dicembre 2017

Nelle ultime due settimane, ha fatto irruzione nei salotti degli israeliani, a intervalli di pochi giorni, attraverso un altro rapporto superficiale sull’estensione del suo arresto. Ancora una volta, vediamo i riccioli d’oro; ancora una volta vediamo la figura di Botticelli nell’uniforme marrone da servizio di sicurezza Shin Bet e con le manette, che la fanno assomigliare più a una ragazza di Ramat Hasharon che a una ragazza di Nabi Saleh.

Eppure anche l’aspetto “non arabo” di Ahed Tamimi non è riuscito a toccare alcun cuore qui. Il muro di disumanizzazione e demonizzazione che è stato costruito attraverso vili campagne di incitamento, propaganda e lavaggio del cervello contro i palestinesi ha sconfessato anche la bionda di Nabi Saleh.

Potrebbe essere vostra figlia, o la figlia del vostro vicino, eppure l’abuso che soffre non risveglia sentimenti di solidarietà, compassione o elementare umanità. Dopo l’esplosione di rabbia per ciò che ha osato fare, è arrivato l’impenetrabile. È una “terrorista”. Non potrebbe essere nostra figlia; lei è palestinese.

Nessuno si chiede cosa sarebbe successo se Tamimi fosse stata sua figlia. Non sareste stati orgogliosi di lei, come suo padre, che, in un editoriale che esige il rispetto, ha espresso quell’orgoglio. Non avreste voluto una figlia del genere, che ha scambiato la sua inesistente gioventù per una coraggiosa lotta per la libertà? O avreste preferito una figlia che fosse una collaboratrice? O semplicemente una testa vuota?

E come vi sareste sentiti se i soldati di un esercito straniero avessero invaso la vostra casa di notte, rapito vostra figlia dal suo letto sotto i vostri occhi, ammanettata e arrestata per un lungo periodo, semplicemente perché lei ha schiaffeggiato il soldato che aveva invaso la sua casa, e ha schiaffeggiato l’occupazione, cosa che merita molto più che degli schiaffi?

Queste domande non infastidiscono nessuno. Tamimi è una palestinese, cioè una terrorista, e quindi, non merita alcun sentimento di simpatia. Niente spezzerà lo scudo difensivo che protegge gli israeliani dai sensi di colpa, o almeno dal disagio, sul suo oltraggioso arresto, sulla discriminazione da parte del sistema giudiziario, che non le avrebbe mai prestato attenzione se fosse stata una colona ebrea.

Persino la mano indipendente del giudice, il maggiore Haim Balilti, non ha tremato quando ha stabilito che il “pericolo” posto da Tamimi, una ragazza disarmata di 16 anni, giustifica la sua continua detenzione. Anche il giudice è solo un piccolo ingranaggio nella macchina, qualcuno che fa il suo lavoro e ritorna alle sue figlie e ai suoi figli di notte, orgoglioso del lavoro spregevole della sua giornata.

Israele si nasconde dietro una cortina di ferro che non è più possibile perforare. Nulla di ciò che Israele fa ai palestinesi è ancora capace di suscitare compassione. Nemmeno la ragazza poster, Tamimi. Anche se fosse condannata a vivere in prigione per uno schiaffo, anche se fosse condannata a morte, la sua punizione sarebbe accolta con gioia aperta o indifferenza. Non c’è posto per altre emozioni umane nei confronti di alcun palestinese.

Le organizzazioni che rappresentano i disabili, che hanno intrapreso un’imponente battaglia per i propri diritti, non hanno fatto capolino quando un cecchino delle forze di difesa israeliane ha ucciso un disabile, un doppio amputato, su una sedia a rotelle nella striscia di Gaza con un colpo alla testa. Le organizzazioni femminili, che combattono con forza e aggressività contro tutte le molestie sessuali, devono ancora alzarsi in collera contro la chiusura del caso di una detenuta palestinese che sosteneva di essere stata violentata da un poliziotto di frontiera. E i membri della Knesset non hanno protestato per il vergognoso arresto politico della loro collega, Khalida Jarrar, la cui detenzione senza processo è stata nuovamente estesa la scorsa settimana per altri sei mesi.

Se neanche Tamimi riesce a suscitare sentimenti di solidarietà, shock o senso di colpa, allora il processo di negazione, occultamento e repressione – l’impresa più importante dell’occupazione, dopo gli insediamenti – è finalmente completo. Non c’è mai stata un’apatia così terrificante qui, mai l’autoinganno e le menzogne hanno ​​prevalso qui così completamente e non ci sono mai state così poche preoccupazioni morali di fronte all’ingiustizia. Mai l’incitamento ha vinto così completamente.

Gli israeliani non sono più in grado di identificarsi con una ragazza coraggiosa, anche quando assomiglia alle loro figlie, solo perché è palestinese. Non c’è più alcun palestinese che possa toccare il cuore degli israeliani. Non c’è alcuna ingiustizia che possa ancora destare la nostra coscienza, che è stata completamente estinta.

Non disturbare; i nostri cuori e le nostre menti sono stati sigillati in un modo terrificante.

Gideon Levy
Corrispondente di Haaretz

http://www.bocchescucite.org/e-se-ahed-tamimi-fosse-vostra-figlia-di-gideon-levy/

Nessun commento:

Posta un commento